23 ott 2015

La "nostra" valle

16-17-18 Ottobre 2015
È venerdì e non sono in ufficio. Già di per se la cosa non è male. Decisamente piacevole direi. Stamattina avevamo qualche "faccenda" familiare da sbrigare. Spiacevole, ma fatto e finito. Poi in macchina, noi tre, mia mamma, mio fratello ed io, direzione Saint Oyen.
Saint Oyen per noi è sinonimo di casa. Credo di avere fatto i miei primi passi lì, nel nostro vecchio appartamentino.
Giornate passate sul bob in giardino con mio fratello. Lui ha persino rischiato di finire nel fiume a valle una volta. Forse avevamo esagerato con la cera, forse!
D'estate invece il nostro sport preferito era rincorrere gli spruzzini in giardino. Giravamo in tondo rincorrendo il getto d'acqua. Sembra stupido ma era davvero divertente. Chiaramente lo spruzzino aveva sempre la meglio e noi ci bagnavamo sempre. E matematicamente mamma ci sgridava. Ma ne valeva davvero la pena.
La Valle del Gran San Bernardo è davvero sinonimo di casa per noi. E ora, dopo credo 10 anni, stiamo tornando lì. Due giorni di relax e di natura.
I paesaggi sono sempre meravigliosi. Le montagne sono dolci e di questa stagione sono ancora verdi, con sfumature di rosso, giallo e marrone. Decisamente affascinante.



Mentre salivamo ci siamo fermati a vedere il castello di Bard. Ristrutturato un po' male onestamente, sembra finto, ma il borgo è molto bello e la vista d'insieme anche.



 Ci rimettiamo in macchina e fra poco arriviamo in albergo a Etroubles e poi andiamo a cena alla Croix Blanche, da Mauro, come ai vecchi tempi. Anche questo ristorante è casa. L'ultima volta che ci sono stata non mangiavo un sacco di cose. Facevo ancora molte storie col cibo.
Si perché c'è da dire che quando ero una bambina, mangiavo tre cose a dir tanto: il pesto di nonna, il sugo di mamma e i Rigoli. Per mia mamma credo sia stato un po' difficile portarmi in giro, anche perché viaggiavamo molto e io facevo sempre storie quando si trattava di mangiare. Già ero molto magra da bambina, mi chiamavano fagiolino, durante le vacanze poi diventavo ancor più magra.
Diciamo che ora le cose sono un po' cambiate e credo che stasera avrò l'imbarazzo della scelta. Il piatto forte da Mauro è la carne cotta sulla pietra. Una bontà ! Ad essere sincera però ho voglia di polenta.


Quando siamo arrivati a Etroubles, ho avuto un misto di delusione e impazienza. Non riconoscevo nulla,  non riuscivo ad ambientarmi. Forse è perché era già buio pesto e si vedevano solo tante lucine sulla montagna. O forse è perché è passato tanto tempo e l'ultima volta che sono stata qui ero davvero piccola. Vedremo domani come sarà.
Giustamente, come dice mio fratello, era una bambina quando venivamo qui e quindi è normale che io non ricordi nulla. Pare abbiano costruito una nuova strada, meno tortuosa e più sicura. Mio fratello mi ha raccontato che quando ero piccola mi svegliavo sempre alla vecchia chiesa. Chissà perché non mi stupisce, da bambina in macchina o dormivo o stavo male. Non che ora le cose siano cambiate molto...

Sabato mattina, dal letto riuscivo a vedere un angolo di montagna dalla finestra. Si intravedeva la zona di Vachery, sopra a Etroubles. I colori della montagna sono bellissimi, il cielo era azzurro e io non vedevo l'ora di uscire a far due passi. Ci siamo addentrati nel paesello, tante cose non ci sono più e tante altre sono nuove. Al posto del macellaio c'è un Bed & Breakfast, al posto del negozio di abbigliamento sportivo c'è una farmacia. La pizzeria è sempre lì invece.
Il paese è davvero deserto. In effetti ottobre è un mese morto per la montagna, fa freddo per le passeggiate ed è ancora presto per andare a sciare.
Tante case sono state ristrutturate, il paese è ben curato e fiorito.



Siamo andati a comprare il pane nero e il pane con le noci, poi a Saint Oyen abbiamo preso anche il lardo di Arnad e un salamino. Pane e salumi, cosa c'è di meglio per una merenda?

Ad ogni modo, girando per i paesini qui intorno, è proprio vero che i miei ricordi sono vaghi e offuscati. Ricordo l'alimentari di Saint Oyen dove noi andavamo a piedi attraverso un sentiero. Quel sentiero oggi è una strada carrabile. Ricordo il Flassin, dove avevamo casa, per fortuna la montagna non è cambiata, se non che hanno chiuso gli impianti che c'erano ed è rimasto solo lo sci di fondo. Pare che oramai non ci sia mai abbastanza neve per avere degli impianti sciistici lì in basso.

Siamo stati anche ad Aosta. Anche li tante cose sono cambiate. Il grande negozio di giocattoli dove passavamo ore, il Bazar, non esiste più e al suo posto c'è Alcot. Anche le botteghe di artigiani in cui andava sempre mia mamma non esistono più. Chiacchierando un po' con altri negozianti pare che la crisi abbia colpito anche lì e che i piccoli artigiani locali abbiano dovuto cedere il posto alle grandi catene. Un vero peccato, ma pare che ormai l'artigianato non piaccia più a nessuno e che la massa preferisca Alcot, Calzedonia e Zara.


Domenica invece siamo stati nella Val d'Ayas. Io ci ero stata solo d'inverno e solo in tempi recenti, per una sciata in giornata tra amici. Le piste di Champoluc/Gressoney sono meravigliose.
La strada per salire fino a Champoluc è davvero lunga, ma regala dei panorami incredibili. Mio fratello guidava, io ero dietro, contro il finestrino a godermi quello spettacolo. Mentre saliamo ci fermiamo a Brusson, dove c'era una mandria di mucche di razza non meglio identificata meravigliosa. Salendo verso Champoluc incontriamo ancora altre mucche, già scese a valle dai pascoli in altura. Andiamo anche a Saint Jacques, l'ultimo paesino, poi solo montagna. In lontananza c'è il Monte Rosa, ma non si vede, è nascosto dietro le nuvole, come sempre d'altronde.



Il bello di questi posti è che nonostante tutto le tradizioni sono ancora vive, i pastori fanno ancora i pastori, le mucche al pascolo riempiono il silenzio della montagna con le loro campane, i boschi sono sempre puliti e vige il rispetto per la natura, i vecchi rascard sono ancora in piedi, anche se talvolta stravolti da strane ristrutturazioni, i formaggi e i salumi sono ancora caserecci e buoni.

Se non si era capito ho una grande nostalgia della montagna, Soprattutto di queste montagne. 

Ora qualche foto random: